Prefazione di Gian Carlo Cocco

Tra le grandi sfide dei tempi attuali possiamo annoverare certamente la sfida della competenza che emerge in un mondo dominato dall’apparire piuttosto che dall’essere. La superficialità e l’improvvisazione, figlie della turbolenza e della ricerca spasmodica delle novità, vengono ingigantite dalla burocrazia dominante basata su “etichette formali” pomposamente definite “certificazioni”.

Il ricorso alla valorizzazione delle competenze, che consente di puntare su quello che viene definito, ormai diffusamente, il “capitale umano” ci riporta concretamente all’affidabile “saper fare”, l’unico in grado di produrre risultati validi e continuativi nel tempo, dove il marketing può ritornare ad essere un valido strumento di comunicazione e penetrazione e non un artificiale e manipolatorio “specchietto per le allodole”.

La competenza, occorre ricordarlo, è caratterizzata sia da un solido, approfondito e sistematicamente aggiornato bagaglio di conoscenze (hard skill) sia da un valido insieme di comportamenti definibili in chiare e descrivibili capacità (soft skill) che risultano inscindibili, come le due facce di una medaglia e dove le capacità rappresentano la forza motrice delle conoscenze, definite in termini sintetici, knowhow. Il sottotitolo del libro di Valter Di Cera: “Valorizzazione del capitale umano nell’era della rivoluzione digitale” rappresenta la sintesi di quanto enunciato.

Va ricordato che le capacità stanno rappresentano progressivamente la parte più critica delle due citate componenti (comprensibilmente, dato il fluido, imprevedibile e contraddittorio attuale panorama economico e sociale). Un recentissimo studio pubblicato dalla Standford Research Institute International e della Carnegie Mellon Foundation ha rilevato che i risultati positivi a lungo termine  derivano per il 75% dall’espressione efficace delle capacità.

Il testo di Valter Di Cera affronta coerentemente il fondamentale tema della competenza, in quanto rappresenta un vero e proprio capitale umano, evidenziando l’importanza delle hard skill, ma puntando correttamente l’attenzione sulle soft skill. Lo fa utilizzando i recenti e approfonditi studi espressi dalle neuroscienze sul comportamento umano.

Le neuroscienze, supportate dalle tecniche di scansione cerebrale, hanno infatti consentito di evidenziare significativi collegamenti tra le localizzazioni del cervello, i circuiti neurali in continua trasformazione, e il funzionamento della mente, intesa come un insieme di cognizioni, emozioni, sentimenti e percezioni in parte consapevoli e in buona parte inconsapevoli. Per comprendere l’origine delle soft skill risulta molto utile prendere in considerazione gli spunti provenienti dalle neuroscienze sull'origine dei comportamenti umani ricostruendo, in forma ovviamente semplificata, cosa si verifica nel cervello quando viene attuato un comportamento.

Per definire i comportamenti umani, rappresentabili in una gamma ampia di capacità, è possibile prendere in considerazione la rappresentazione cerebrale escogitata da Ned Hermann che, già alla fine degli anni ottanta, aveva correlato il livello corticale del cervello (che supporta il livello più elevato della mente) con il livello limbico del cervello (a presidio degli aspetti emozionali, automatici e anche istintivi della mente).

Sia nel cervello corticale, sia nel cervello limbico si originano “schemi di attivazione” che si irradiano in moltissime regioni cerebrali e consentono di confrontare ciò che si sta vivendo con la gamma vastissima delle alternative evocate dai circuiti mnemonici. Riescono ad emergere, in questo modo, le opzioni più congeniali  che possono essere attuate in termini di comportamenti. Non emergono, ovviamente, su una lucida lavagna mentale, ma in forma implicita e “marcata” dai processi emozionali. Come ha evidenziato Antonio Damasio, le sensazioni viscerali e somatiche che spingono verso determinate azioni si manifestano in tutti i processi cognitivi e di scelta, (questi messaggi sono definiti “marcatori somatici” e orientano pesantemente verso un determinato comportamento).

Malgrado i notevoli sviluppi delle neuroscienze, data la complessità dell’intero sistema cerebrale in continua trasformazione e interconnessione tra le diverse localizzazioni, non è certo possibile comprendere completamente ciò che accade nella mente umana. La maggior parte delle azioni e delle decisioni ha origine in operazioni del cervello, ma delle quali si è solo parzialmente a conoscenza. Da questo punto di vista il comportamentismo, cioè la rilevazione dei comportamenti in quanto output osservabili, è ancora attualmente il sistema di rilevazione più efficace tramite la metodologia di Assessment tradizionale e la più attuale metodologia di Assessment online basata su questionari comportamentali o situazionali. Un tentativo di schematizzazione delle funzioni cerebrali essenziali risulta comunque utile per comprendere come emergono e si caratterizzano le capacità, ma anche come sia possibile accrescere il livello di espressione delle capacità tramite interventi mirati di sviluppo e auto sviluppo.

Richiamando le necessarie cautele nei confronti degli schemi semplificativi, risulta possibile disegnare un sistema delle interconnessioni del cervello in base alla matrice: “cervello corticale e sistema limbico destro correlati a cervello corticale e sistema limbico sinistro”, per evidenziare la gamma fondamentale dei comportamenti che vengono escogitati dalla mente umana e messi in pratica da ogni persona.

Da questo schema è possibile collegare le localizzazioni cerebrali con le espressioni mentali e comportamentali tipiche sulla base di una rappresentazione che evidenzia un complesso sistema di circuiti cerebrali in grado di chiarire le principali tipologie dei comportamenti umani e, conseguentemente, le fondamentali capacità che ogni persona esprime per agire in qualsiasi circostanza.

L'emisfero corticale sinistro presidia i processi di comprensione volti a raccogliere e catalogare i fenomeni di ogni genere: cioè i processi mentali e le manifestazioni di carattere cognitivo.

L'emisfero corticale destro presidia i processi volti all’interpretazione degli eventi con il fine di prevedere come affrontarne di simili in futuro. Questo emisfero è alla base dei processi che colgono l’essenza dei fenomeni e le incertezze degli accadimenti (gestire la complessità e innovare nelle possibili risposte).

Il sistema limbico sinistro presidia i processi di esecuzione, di applicazione delle routine messe a punto nel tempo ed è in grado di  consentire l'impostazione, l'applicazione e il controllo dei cosiddetti processi operativi tramite prevedibili prassi standardizzate.

Il sistema limbico destro presidia i processi indirizzati alla realizzazione delle relazioni interpersonali e al governo delle emozioni con modalità sia di cooperazione che di conflitto.

Sulla base di questi riferimenti è possibile rappresentare una matrice che evidenzia quattro raggruppamenti di capacità necessarie per agire in qualsiasi tipo di contesto e situazione.

Emisfero Corticale sinistro

 

Area delle capacità

COGNITIVE

Area delle capacità

GESTIONALI ed INNOVATIVE

 

Emisfero

Corticale destro

Sistema limbico sinistro

 

Area delle capacità

Dei

PROCESSI OPERATIVI

Area delle capacità

RELAZIONALI ed EMOZIONALI

 

Sistema

limbico destro

Questa rappresentazione è alla base del modello “Time to Mind” (in gradi di unire la diagnosi con lo sviluppo delle capacità) che Valter di Cera illustra nel paragrafo 3 del terzo capitolo del libro e  che richiama la classificazione e la descrizione delle capacità abbinandola al valore innovativo del metodo di rilevazione basata sui questionari comportamentali (ripresa nell’ultimo capitolo tramite l’illustrazione di un’applicazione concreta).

Va evidenziato che nel libro vengono sviluppate in modo articolato e coerente le basi neuroscientifiche del comportamento umano (che in questa prefazione abbiamo solo accennato) nelle sue manifestazioni non solo esteriori, ma anche più profonde evitando, apprezzabilmente, di cadere nel superato psicologismo degli approcci basati sulle classificazioni caratteriali e sulle descrizioni aprioristiche di personalità.

Una volta definita l’importanza relativa delle capacità  e come queste possono essere rivelate e sviluppate, viene affrontato il tema centrale della valutazione del “potenziale profondo” che rappresenta la nuova frontiera dei sistemi di valutazione neuro-comportamentali integrati per proteggere il capitale umano.

L’espressione efficace delle capacità può essere messa in crisi da un nemico subdolo in grado di inficiare l’applicazione delle competenze maturate e, in particolare, delle capacità consolidate. In questa prospettiva, viene posta l’attenzione sul ruolo dei “comportamenti nascosti” e dei meccanismi di funzionamento dei processi mentali interni descritti nell’approccio che l’autore del libro definisce: “Global human behavior” alla base della “Valutazione del Potenziale Profondo”. Questo fattore è in grado di evidenziare gli ostacoli latenti all’espressione efficace dei comportamenti a fronte di particolari condizioni che possono scatenare anche patologie psicosomatiche.

Come viene illustrato da Valter Di Cera, questo approccio è impostato secondo una metodologia di analisi fattoriale delle situazioni nascoste anche agli interessati, analoga all’impostazione della rilevazione dei comportamenti osservabili, ma seguendo un percorso parallelo. A differenza dei comportamenti manifesti visibili, classificabili e misurabili, i comportamenti nascosti, essendo contenuti nella componente nascosta della mente, non sono facilmente visibili, se non utilizzando gli strumenti delle neuroscienze cognitive e comportamentali. Essi, una volta evidenziati, possono apparire come i “precursori” dei comportamenti manifesti imprevedibilmente inefficaci (ovviamente ingigantiti in particolari circostanze). Ma quello che risulta ancora più importante, in grado di generare anche pericolose patologie.

In sostanza, con la metodologia proposta nel capitolo quinto del libro si riescono a scoprire schemi di comportamento sotterranei in grado di condizionare negativamente l’espressione delle capacità e, quindi, di essere in grado, una volta evidenziati, di svolgere un’azione di prevenzione nelle situazioni che possono scatenare risposte patologiche sia di natura comportamentale, sia di natura psicosomatica.

Il modello proposto non intende affatto sostituire il modello consolidato di analisi e valutazione delle capacità a cui si correlano le varie forme di metodologie dell’Assessment, ma integrarlo e renderlo disponibile ad adottare approcci preventivi in grado di evidenziare processi cerebrali correlabili ad alcuni inconvenienti non immediatamente percepibili con l’osservazione sistematica dei comportamenti esteriori.

La “valutazione del potenziale profondo” consente, in sostanza, di avere uno strumento per intercettare, mediante un complesso algoritmo di valutazione, i comportamenti nascosti che determinano le “incapacità di ritorno” che possono ridurre drasticamente la manifestazione dei comportamenti normalmente adottati nelle specifiche attività lavorative. Un esempio può essere rappresentato dall’incapacità di gestire il cambiamento o i conflitti organizzativi che possono essere vissuti come eventi ineluttabili, talvolta bloccanti, che in alcuni casi determinano il sopravvento del rischio invalidante derivante dalle tensioni emotive represse. Un altro esempio di fattore intercettabile è la possibilità di prevedere il grado di tenuta in situazioni di forte pressione che fornisce al tema dello stress correlato all’efficacia personale un valore preventivo inestimabile e un’apertura verso il benessere sul lavoro.

Lugano, maggio 2022