Tenere conto delle emozioni. Cos’è il “pilota automatico mentale”?
Intervista a cura di Ugo perugini

Come è possibile concretamente coltivare il benessere dei collaboratori in azienda?

E’ abbastanza evidente che le persone serene, sufficientemente stimolate e coinvolte sono sicuramente in grado di avere una produttività e una creatività più elevata delle persone stressate, preoccupate, continuamente pressate. Questa premessa dovrebbe facilmente convincere coloro che guidano le aziende a coltivare il benessere dei collaboratori a tutti i livelli. I manager che non sono continuamente inseriti in contesti dove l’urgenza viene confusa con l’importanza (dove si perseguono obiettivi a brevissimo tempo e continuamente modificati), e gli operativi che non subiscono il disagio alienante del lavoro ripetitivo (si pensi, ad esempio, all’incidenza estremamente negativa derivante dagli incidenti sul lavoro in questi contesti), producono migliori risultati e riducono gli sprechi e gli inconvenienti. Eppure queste ovvie considerazioni cozzano pesantemente con la realtà. Le organizzazioni dove si opera motivati e con clima positivo rappresentano una esigua minoranza. Questo perché più l’ambiente è minaccioso, incerto, turbolento, più la condizione mentale umana tende a ridurre le sue facoltà facendo ricorso al “pilota automatico mentale”. Occorrono modalità e tecniche che solo in pochi riescono a mettere in campo, evitando l’“effetto risonanza” prodotto dai sistemi emozionali del cervello che il tutt’ora imperante, esasperato razionalismo, in campo economico e manageriale, si ostina a non prendere in considerazione. Finché non si terrà conto dell’influenza delle emozioni e degli istinti sulla componente cognitiva degli operatori aziendali benessere e lavoro resteranno inconciliabili.